G’05 – Il riconoscimento al fondatore delle mostre

Nel 2005, la mostra di scultura all’aperto è stata leggermente trasformata.
Al posto del palcoscenico per artisti provenienti da altre parti del mondo, si è voluto dare spazio a chi questo evento l’ha creato.

Edgardo Ratti, con la sua antologica riempie le viuzze del paese di Vira, unendo alle sculture tre spazi espositivi interni per i dipinti.
Nella casa che ospita l’asilo infantile di Vira, vengono esposte decine di suoi dipinti così come nell’ex casa comunale di San Nazzaro ed in una sala della Casa Bonzanigo a Magadino.

Edgardo Ratti, oltre ad essere stato mente e mano che ha dato il via alla rassegna di esposizioni di scultura all’aperto, è lui stesso artista, pittore e scultore. Ha tenuto la sua prima mostra nel 1951 e da allora è cresciuto e cambiato attraversando diversi periodi di stili, tra cui si possono riconoscere facilmente il periodo bianco e quello nero.
Nella sua personale che coinvolge il suo paese abbiamo avuto l’opportunità di conoscere ed apprezzare un ampio spettro del suo lavoro.


Edgardo Ratti nasce il 6 ottobre del 1925 ad Agno.
Ancora ragazzino si trasferisce con la famiglia nel Gambarogno, dove tra Indemini, Dirinella e Gerra, trascorre il resto dell’infanzia.

Studia al ginnasio di Bellinzona dove più tardi nel tempo diventerà docente di educazione visiva.
Nel 1939 si iscrive al Tecnicum di Friborgo, frequentando i quattro anni nella sezione di disegno.
Dal 1947 al 1951 frequenta l’Accademia di Brera a Milano sezione pittura, dove giunge grazie allo scultore Titta Ratti, amico ma non parente.
Ed è di ritorno dall’Accademia nel ’51 che inizia ad insegnare al ginnasio di Bellinzona, dove rimarrà fino al 1976.
Nel 1954 si sposa e trasferisce a Vira Gambarogno, dove vive tutt’oggi.
Nel corso degli anni 60 diviene presidente del Circolo culturale, dando avvio alla serie di eventi e mostre culturali che ben conosciamo.

Tutt’oggi sulla soglia dei 90 anni Edgardo è sempre in attività e non ha nessuna intenzione di andare in pensione.

Fotografie: Giovanni Barberis