Iniziata la G’18, la Mostra internazionale di scultura all’aperto

 

La Mostra internazionale di scultura all’aperto quest’anno festeggia il suo 50.esimo.

Festeggiano il mezzo secolo le esposizioni internazionali di scultura all’aperto del Gambarogno. La “G’18” è stata inaugurata domenica 17 giugno e rimarrà liberamente visitabile fino all’inizio di settembre.
Iniziate nel 1968 con il “Premio nazionale di scultura”, le mostre ideate da Edgardo Ratti hanno proseguito negli anni con cadenze regolari fino a questa tredicesima edizione, presentando complessivamente oltre 400 artisti, molti di gran valore e riconosciuti universalmente.
Pescando a caso e dimenticandone senz’altro molti, basti pensare ai vari Arman, Kengiro Azuma, Tony Cragg, Santiago Calatrava, Wolfgang Laib, Mario e Marisa Merz, Ulrich Rückriem, Richard Serra, gli svizzeri HR Giger, Hans Josephsohn, Not Vital, Daniel Spoerri, oltre ai nostri ticinesi apprezzati anche all’estero Niele Toroni, Felice Varini, Gianfredo Camesi, Max Weiss, Klaus Prior, Rosalda Gilardi Bernocco, poi Flavio Paolucci, Manfredo Patocchi, Pierino e Paolo Selmoni, Paolo Bellini, Carlo Cotti, Remo Rossi, Abdullah Selim, Piero Maspoli, Titta Ratti, Pedro Pedrazzini, e via di seguito.

La mostra di quest’anno celebra un bel gruppo di scultori che in passato hanno esposto a Vira e che ora sono purtroppo scomparsi.

Ecco come il critico dell’arte Dalmazio Ambrosioni li presenta – nella sua disamina che appare sul catalogo della mostra – con un “flash” per ognuno: «Ogni opera una storia. Dico Remo Rossi e s’accendono i riflettori sui destini dell’arte svizzera della metà del Novecento e sul superamento di altre frontiere culturali, in Svizzera e oltre, grazie egli ateliers ai Saleggi di Locarno”: Jean Arp, Hans Richter, Italo Valenti, Ingeborg Lüscher… Dico Genucchi ed ecco il sasso modellato da par suo tra primitivo e moderno, sculture ancora oggi intrise di fascino e di mistero. Sangregorio ci collega alla pietra, alle cave (e alla storia resistente) dell’Ossola, alla scoperta del “primitivo” partendo da un contesto lombardo, quindi anche nostro. Arman ci parla di oggetti quotidiani che si scompongono e ricompongono andando a raccontare storie, tra favola e dramma. Staccioli sta sospeso tra geometria e prospettiva, che è “bianchissima e senza macula d’errore” come scrive Dante Alighieri nel Convivio. Luginbühl è la forza della natura, l’impeto bruto, il mostro che nelle sue mani ingentilisce, l’istinto che diventa ragione ma non dimentica se stesso… Max Weiss e le generose, arcaiche forme femminili tra matriarcato e sensualità nel figurativo gestito in modo astratto. Il grande, monumentale Josephsohn trasforma la figura umana in volumi nello spazio all’interno di una primordiale vocazione all’infinito e all’eterno. HR Giger con le sue creature possibili, alieni che diventano compagni di viaggio e intanto sono presenze che abitano dentro di noi. Franz Eggenschwiler assembla materiali e rileva una poetica misteriosa all’interno delle cose. Titta Ratti si muove tra forze selvagge e di natura per poi rilevare le dimensioni della devozione e del sacro. Werner Stötzer ci ha portato un’arte forte nelle forme ma sensibile alla condizione umana. E poi ancora l’eclettismo femminile di Rosalda Gilardi Bernocco tra classicità e innovazione, l’accanita ma anche poetica tensione di Albert Rouiller verso un’astrazione ben temperata, il rapporto armonico e nello stesso tempo indagatore delle opere di Jean-Louis Ruffieux nei confronti dello spazio, e le opere di Peter Travaglini nelle quali convivono arte e artigianato tanto da farcele enigmatiche e familiari al tempo stesso».

Lungo il percorso all’interno del paese di Vira sono esposte quasi una quarantina di opere di diciassette differenti artisti. Alcune sono fisse ed oramai diventate parte integrante dell’arredo urbano e artistico del paese, al pari dei numerosi affreschi sulle pareti delle case. Si parla per esempio delle due pregiate fontane di Peter Travaglini, del busto di Stötzer sotto un bel portico oppure della monumentale scultura del germanico Ulrich Rückriem allestita in una recuperata fossa di decantazione situata in un prato ai bordi del nucleo. Parallelamente alla G’18, una piazzetta è dedicata a quattro significative opere di Edgardo Ratti recentemente scomparso, iniziatore degli appuntamenti artistici e culturali nel Gambarogno e sempre attento a quanto si fa nel suo paese.

La G’18 è stata inaugurata domenica 17 giugno alle ore 17.30 sul sagrato della Chiesa di Vira. I
nterventi di Waldis Ratti, presidente della Associazione GambarognoArte che organizza la mostra, Tiziano Rossi municipale del Comune di Gambarogno, Remo Clerici che rappresenta l’Organizzazione Turistica Lago Maggiore e Dalmazio Ambrosioni, critico dell’arte.
Verrà pubblicato prossimamente il video integrale dell’inaugurazione.

Gli artisti rappresentati alla G’18 di Vira Gambarogno:

– Arman Fernandez

– Eggenschwiler Franz

– Genucchi Giovanni

– Giger Hans Ruedi

– Gilardi Bernocco Rosalda

– Josephsohn Hans

– Luginbühl Bernhad

– Ratti Edgardo

– Ratti Titta

– Rossi Remo

– Rouiller Albert

– Ruffieux Jean-Louis

– Staccioli Mauro

– Stötzer Werner

– Travaglini Peter

– Weiss Max

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